Google Glass: il cambiamento antropologico del sesto senso digitale

Su questo post Francesca Marchese ha scritto un articolo pubblicato su Live Sicilia Catania lo scorso 8 marzo 2013.
L’articolo è disponibile a questo indirizzo: http://catania.livesicilia.it/2013/03/08/googleglass-occhiali-spia-bennato-sesto-senso-digitale_230936/

Uno dei video che sta spopolando su internet nelle ultime settimane é il video dei Google Glass, ovvero quella tecnologia sviluppata da Google che si presenta sotto forma di uno speciale paio di occhiali in grado di svolgere essenzialmente tre funzioni: registrazione di video e immagini, condivisione del materiale registrato, realtà aumentata.
Descritto in questo modo non sembra un aggeggio particolarmente innovativo, ma ricordiamoci che se descriviamo come degli strumenti in grado di fare video, foto, riprodurre musica, comunicare e usare pezzetti di web attraverso dei programmini detti “app”, anche gli smartphone non sembrano un cambiamento comunicativo e relazionale importante, mentre – come tutti sanno – lo sono.

Consiglio pertanto di vedere il video promozionale prima di andare avanti nella lettura altrimenti rischio di passare per folle 🙂

Secondo me i Google Glass sono un cambiamento antropologico importante per un motivo specifico: sono il compimento di una profonda mutazione tecno-sociale che aprono scenari dalle conseguenze inattese.

Provo ad argomentare questa mia posizione punto per punto

1. Cambiamento antropologico

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In principio era l’uomo dotato di fonazione, comunicava con i suoi simili nel qui e ora: la parola.
L’uomo inventò la scrittura, le parole avevano una esistenza anche oltre chi le aveva dette.Il qui e ora veniva sostituito dallo spostamento nel tempo e nello spazio grazie ad un supporto particolarmente longevo: il libro.
I media elettrici – cinema, radio, televisione – avevano ridato spazio alla oralità grazie alla possibilità di essere riprodotti, ma solo per pochi: i mass media.
L’oralità elettronica di massa é stata resa possibile da internet e dal web 2.0 che hanno trasformato le interazioni sociali in pezzetti testuali digitali: i social media.
Il web partecipativo rapidamente é diventato uno strumento trasportabile che poteva avere la forma di un super-telefono o un computer senza tastiera: i mobile media.
Infine sono arrivati degli oggetti che completamente indossabili permettono di avvalersi quell’intricata connessione di contenuti digitali che il web mette a disposizione: i Google Glass.
Appunto.

2. Compimento di una profonda mutazione tecno-sociale

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La cultura umana si esprime attraverso testi (scrittura, video, fotografia, suono), il problema é sempre stato come accedere a questi testi: il vero problema é l’accessibilitá.
In origine i testi erano testi scritti, parole che valeva la pena che fossero conservate e tramandate, accedere voleva dire leggere: la biblioteca di Babele.
I testi sono stati digitalizzati e sono entrati a far parte di tanti computer collegati tra di loro: non solo parole eterne, anche parole meno eterne che però sono tracce della vita di qualcuno, parole accessibili solo entrando dentro i computer: la realtà virtuale.
Le persone non vogliono entrare dentro i computer, é il computer che deve uscire. Come il libro faceva passare dal modo delle storie alla vita reale, le parole digitali hanno bisogno di qualcosa che li facesse switchare: i terminali mobili.
I testi digitali non solo sono usciti dai computer, sono entrati a far parte del nostro ambiente, del nostro ecosistema: per accedere serve qualcosa che li riveli dove si nascondono: i Google Glass.
Appunto.

3. Scenari dalle conseguenze inattese

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Quindi: i Google Glass sono frutto del paradigma culturale dei media mobili che estremizzano la proprietà dell’accesso.
In pratica dei super smartphone con interfaccia ad occhiale.
E ovviamente si portano appresso tutti i problemi dei media mobili.
Problema 1: L’evidente questione della privacy
Se puoi registrare, se puoi condividere, se puoi comunicare la società diventa trasparente.
Mi spiego meglio: il problema non é la foto che scatti alla vetrina delle scarpe, ma la commessa che distratta sta dall’altra parte.
Non é la foto che fai alla tua ragazza, ma il signore che stava dietro e si stava mettendo le dita nel naso.
Problema 2: le persone diventano terminali mobili.
Con gli smartphone é possibile essere costantemente tracciati non solo quello che facciamo sul web, ma anche la nostra posizione nello spazio, che sarebbe appannaggio delle compagnie telefoniche, se non fosse che c’è chi decide spontaneamente di dire al mondo dove si trova e cosa sta facendo (penso a Foursquare, Instagram e compagnia bella).
Con i Google Glass non hai neppure la fatica di digitare testo o password, basta la voce per fare le cose, diventando così una specie di estensione del nostro corpo le cui registrazioni delle nostre emozioni esistono nello spazio della rete.
Per intenderci: vista, tatto, olfatto, gusto, udito e Google Glass.
Così non sei tu che usi la rete, ma é la rete che usa te per sapere cosa accade nel mondo.

Non sono stato sufficiente chiaro? Usiamo il cinema.
Ricordate lo squid? Era l’aggeggio per fare le registrazioni neurali protagoniste del film della Bigelow “Strange Days”.
Ricordate “Matrix” dei fratelli Wachowski? L’energia elettrica delle macchine viene presa dall’attività biologica delle persone convinte di vivere invece prigioniere.

Ecco: i Google Glass sono squid con cui la rete si nutre di vissuto umano. Detto con una formula: (Bigelow + Wachosky)/McLuhan

Che ne dite?

8 thoughts on “Google Glass: il cambiamento antropologico del sesto senso digitale

  1. La cultura umana si esprime attraverso testi (scrittura, video, fotografia, suono)……NON MANCA QUALCOSA?

  2. Affascinante descrizione del fenomeno, il problema 2 dell’ultimo punto, la rete che utilizza gli uomini per sapere cosa accade del mondo, é già una realtà con gli Smart phone. Ho partecipato ad una presentazione di una start-up di un ragazzo italiano, poi ovviamente contattato da agenzie governative statunitensi, che utilizzando i cosiddetti “Big Data” poteva gestire “l’esistenza umana” con le sue attività carpite con l’inferenza dell’aggregato dei dati che fluiscono in tempo reale dai loro Smart phone.

  3. I problemi elencati non sono cosa da niente ma di certo non sono nemmeno una novità: da quando esiste internet tracciabilità e trasparenza sono all’ordine del giorno. L’innovazione tecnologica ci ha portato ad ottenere risultati simili a quelli che si vedevano nei film di fantascienza di qualche decennio fa e tutto questo è stupefacente, peró sarebbe bello essere intelligenti anche nell’utilizzo di questi prodotti e non solo nella loro creazione.

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