Digital Disc: l’alba di un nuovo supporto musicale (?)

Lo scorso giovedì a Cannes si è concluso il MIDEM, uno degli eventi più importanti per quanto riguarda il settore dell’industria musicale (qui trovate il sito ufficiale della manifestazione).

Questa mostra-mercato che proprio quest’anno compiva la sua 40esima edizione, è un luogo eccezionale per verificare lo stato di salute della discografia mondiale. Infatti è un posto in cui etichette, discografici, produttori, cantanti e tutto il mondo variegato della produzione musicale si incontra per concludere affari.

Ne parlo con cognizione di causa perchè quest’anno – grazie ad una ricerca che sto portando avanti da qualche mese – sono riuscito a passare qualche giorno dentro questo mondo fatto di incontri con keynote speakers la mattina, accordi commerciali di pomeriggio, concerti-evento promozionali la notte.

Così ad uno sguardo rapido tra gli stand uno dei temi dominanti è stato la promozione delle industrie musicali nazionali: c’erano tutte: dal Canada alla Lituania, passando alla Spagna e alla Nuova Zelanda. Persino l’Italia era rappresentata con un suo stand che raccoglieva alcune delle associazioni di categoria più importanti del settore (SIAE, IMAIE, FIMI, Audiocoop solo per citarne qualcuna).

Un altro tema che mi è sembrato serpeggiasse tra gli stand non specificamente legati ai tradizionali player di questo settore (etichette, cantanti e gruppi) è quello dello sviluppo di strategie per arginare il file sharing, sia nella forma di soluzioni business per limitare la circolazione indiscriminata di opere protette da copyright, sia come rilancio di tecnologie che danno nuova vita all’ascolto su supporti (sottraendo così la circolazione musicale sotto forma di file).
Proprio fra queste ultime ho trovato un insolito fermento.
Protagonista assoluto sicuramente il Dual Disc: dominava in uno dei tre stand della Sony, inoltre erano presenti diverse società che producevano soluzioni di authoring per questa piattaforma.

Fra le soluzioni che possiamo chiamare mainstream, ne ho trovato una tutt’altro che tradizionale, presentata in anteprima mondiale al MIDEM e proveniente direttamente dall’Asia.

Protagonista è la Ezmax, una compagnia coreana nata nel 2000, specializzata nella produzione di lettori MP3, proprietaria di diversi brevetti legati a questo tipo di tecnologia.
Questa compagnia ha sviluppato un dispositivo veramente interessante, se non altro per la voglia di andare controcorrente rispetto all’attuale andamento del mercato dei supporti musicali.

Lo hanno battezzato Digital Disc ed è un dispositivo grande quanto una scatola di fiammiferi svedesi, che contiene un intero album musicale e – soprattutto – non è copiabile in quanto sfrutta una soluzione di DRM integrata nel chip contenuto nel dispositivo.

Il modello di business che propongono è questo:
Dal punto di vista della casa discografica, questa fornisce il contenuto audio, mentre la Ezmax si preoccupa della produzione dei dispositivi e del packaging.
Dal punto di vista del consumatore la situazione è questa: va in un negozio di musica, sceglie l’album preferito, lo acquista, apre il packaging (del tutto simile ad una confezione di un cd, forse un po’ più spessa), inserisce una batteria AAA nel dispositivo, infila le cuffie e il gioco è fatto.
Ho avuto modo di ascoltare la qualità musicale di questo supporto: praticamente indistinguibile da un cd tradizionale. Inoltre è molto bello come oggetto e che credo farà impazzire gli appassionati di gadget.

Ovviamente presenta due problemi.
Primo: se voglio portare con me molti album diversi, devo portarmi molte di queste scatolette, rendendo difficoltoso il trasporto. Secondo: limito in maniera quasi esagerata la libertà d’uso del consumatore dato che il contenuto non può essere copiato. O almeno così dicono.

Magari non è vincente come strategia di sostituzione del cd/dvd audio/dual disk, però potrebbe trovare una sua nicchia di mercato interessante. Quale possa essere, sinceramente non lo so (ci dovrei pensare un po’).
I costi per la produzione di massa sono comunque piuttosto interessanti: 9.95$ al pezzo per partite da 40.000 pezzi.
Ovviamente le cifre lo rendono proibitivo per una piccola produzione, ma non è detto che in futuro i costi di produzione possano essere ulteriormente abbattuti.

Il campione che mi hanno dato conteneva “It’s Raining”, terzo album di Rain (al secolo Jung Ji-Hoon), un cantante prodotto dall’etichetta Jyp Entertainment di Seul.
Per i curiosi: pop elettronico piuttosto melenso ma con buoni arrangiamenti. MoltoTake That prima maniera

A questo punto lancio un piccolo sondaggio per i commenti: cosa pensate del futuro di questo dispositivo?

Galleria di immagini

1. Flyer publicitario del Digital Disk (recto)

2. Flyer publicitario del Digital Disk (verso)

3. Packaging del Digital Disk (chiuso)

4. Packaging del Digital Disk (aperto)

5. Paragone fra Digital Disk e un pacchetto di sigarette.

6. Digital Disk: vista anteriore destro

7. Digital Disk: vista anteriore sinistro

8. Digital Disk: vista posteriore destro

PS: prima o poi mi deciderò ad aprire un account Flickr… 🙂

One thought on “Digital Disc: l’alba di un nuovo supporto musicale (?)

  1. Ebbene, avevo sentito parlare del digital disc, ma mi era sembrato sempre un pò la cosiddetta “boiata”…La sua recensione me ne da conferma.
    Scomodo, non apporta alcuna miglioria nell’ambito della qualità audio, la fruizione è problematica in quanto si è vincolati alla “scatoletta” e soprattutto, cosa importantissima, manca la possibilità di fare compilation personali…Come lei ben sa, ormai il consumo musicale è derivante da continui melting pot dove vengono mischiati generi, artisti, canzoni…

    Io amo molto gruppi come Afterhours, Marlene Kuntz e tutto il rock alternative…Ho tutti i loro dischi, nel computer, ma quando vado a masterizzare non metto mai solo un artista…Faccio dei mix con i quali mi si consente di variare sempre genere, o stile all’interno dello stesso genere…

    Questo supporto, onestamente, non credo abbia molto mercato..Fosse uscito in contemporanea o subito dopo la tecnologia “walkman” allora forse si…Ma gli unici che cercano dischi interi sono i nostri padri e le nostre madri. E di certo, più che una scatoletta da portare in giro, cercano dischi di vario formato, da poter ascoltare nel relax della loro stanza..

    Saluti!

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