Ricordarsi di dimenticare: note a margine di un convegno su oblio, reputazione, privacy

Ieri sono stato alla Sala Conferenze di Piazza Monte Citorio per partecipare al convegno dal titolo La memoria lunga della rete. Privacy, reputazione e diritto all’oblio nell’era di internet, organizzato da Anso (Associazione Nazionale Stampa Online) e Cnr-IIT (Istituto di Informatica e Telematica), quest’ultimo organizzatore delle conferenze Igf (Internet Governance Forum) in Italia (a cui ho avuto modo di partecipare un paio di anni fa).
Interessante il tema del rapporto fra memoria e internet, che mi è capitato di affrontare almeno in due diverse occasioni: in senso generale e in senso un po’ più seminariale (qui il paper).

Coordinato dal bravo Guido Scorza (Istituto per le Politiche dell’Innovazione), sul palco si sono succeduti diversi interventi.

L’introduzione è toccata a Stefano Rodotà, che ha illustrato le diverse modalità su cui si sta muovendo su questi temi la comunità europea (Viviane Reding è stata un vero convitato di pietra del convegno) seguendo la filosofia del diritto all’autodeterminazione dei dati.
Poi è stata la volta di Domenico Laforenza (Cnr-IIT) che attraverso la sua personale vicissitudine ha raccontato quanto sia facile avere la propria reputazione macchiata online e quanto sia difficile intervenire per risanare la questione.
Anne-Sophie Bordry (Facebook Francia) ha invece illustrato le strategie di Facebook nella gestione della reputazione e dell’oblio, rivelando anche che Facebook collabora con governi e polizie in caso di necessità per consegnare i dati dei suoi utenti e che si sono trovati ad affrontare un attacco hacker che aveva l’obiettivo di abbattere le pagine di aggregazione per le proteste nel Maghreb.
Marco di Maio (presidente Anso) oltre a dire che gli associati al momento sono circa 50, ha invocato l’intervento del legislatore per evitare fatti come quello accaduto alla testata abruzzese sanzionata dal giudice per la pubblicazione di una notizia che era stata chiesta che venisse rimossa.
Nicola D’Angelo (Agcom) invece ha sollevato diverse questioni su come sia possibile far convivere diritto all’informazione, diritto alla privacy e gestione della reputazione, citando un caso recentissimo e delicatissimo.
Mauro Lupi (Ammiro.it) ha affrontato la questione di come le aziende si trovano spiazzate in un mondo in cui i consumatori possono agire pesantemente sulla loro reputazione digitale.
Vittorio Zambardino (giornalista e blogger) invece ha espresso tutta la sua diffidenza verso una classe politica che se è in grado di chiudere una trasmissione da 5 milioni di persone, chissà cosa potrebbe fare ad un semplice blog. Inoltre ha sottolineato che in Italia non è facile passare da una cultura dell’allarme del web ad una cultura della riflessione critica.
Mauro Paissan (Garante della Privacy) ha citato tutta una serie di casi ambigui su privacy e oblio negli atti parlamentari concludendo che non è sempre un bene invocare regole precise in un vuoto legislativo, negando che internet comunque sia un far west.
Marilù Capparelli (Google) ha fatto una difesa d’ufficio del più famoso (e temibile per l’oblio) motore di ricerca dicendo che BigG non sa cosa c’è nelle cose che cataloga.
Giuseppe Corasaniti (Magistrato e docente La Sapienza) che in controtendenza alla discussione ha parlato della prevalenza del diritto alla memoria più che del diritto alla privacy. Ha citato poi un aneddoto secondo cui durante la stesura del codice deontologico dei giornalisti, per la scrittura di alcuni articoli si ipotizzò la situazione di un cardinale organizzatore di festini a casa sua.
Infine Benedetto Liberati (viceopresidente Anso) che ha portato il punto di vista dell’Anso su queste tematiche.


Un giudizio complessivo.
Sicuramente interessante, ricco di spunti, con diversi soggetti chiamati a esprimere la posizione di diversi attori coinvolti nel processo.

Forse però avrei preferito un approccio più tecnico e seminariale, invece della posizione “porto la mia opinione sul tema” – ad esclusione della specie di lectio magistralis di Rodotà – che può essere interessante ma sempre parziale e poco documentato e argomentato se non attraverso l’aneddotica (ottima e abbondante).

Però.
Pur rischiando di fare la figura del Cicero pro domo sua, ho sentito la mancanza di un sociologo (di quelli che usano dati, ricerche e studi e se ci scappa magari qualche teoria), che desse il suo punto di vista.
Magari avrebbe detto una cosa evidente: il problema di oblio, reputazione, privacy e internet è che la rete è sia mezzo di relazione interpersonale che mezzo di comunicazione di massa, ed è questo il problema di ogni regolamentazione.

Comunque interessante e affascinante il tema (ed anche la locandina).

One thought on “Ricordarsi di dimenticare: note a margine di un convegno su oblio, reputazione, privacy

  1. Ferma restando la stima per chi ha organizzato e promosso il seminario, non posso fare a meno di condividere:
    “Forse però avrei preferito un approccio più tecnico e seminariale, invece della posizione “porto la mia opinione sul tema” – ad esclusione della specie di lectio magistralis di Rodotà – che può essere interessante ma sempre parziale e poco documentato e argomentato se non attraverso l’aneddotica (ottima e abbondante).”

    Aggiungerei che, oltre a un sociologo, sarebbe stato interessante ascoltare anche uno o più pareri di tecnici (informatici) sul funzionamento delle tecnologie privacy-friendly. Invece, l’informatico presente si è improvvisato sociologo….

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